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al testo di Salvatore Pizzo
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Tosto insceno la notte ed imposto la voce: "Di certo non tu che ti dici riccio..." Affumicato canticchio che rigiro castagne annuncuando un cambio:"Braci per il tuo corpo appetibile polpa da sfarinare sul palato. L'anima già la bevo dagli occhi incandescente brusta fumante crosta." Perciò ti chiedo chi resista al pungere dei tuoi aculei nel ventre molle dell'Ippocampo. Non lasciare che sia il primo gelo a dirmelo, tra colpi di tosse, traspirando vapori dalla bocca, pur io ansante faccia al cielo, rinsecchita buccia tarlata di vermi lunari tosto che s'inscena la notte: onde radianti nell'universo quantico, si è e non si è allo stesso tempo e in ogni luogo; non il destino e nemmeno la fede o il caos ci guidano bensì l'apparire-scomparire nostro prima e dopo le curve spazio-temporali che più non ci si vede ma ci si sente presenza: respiro cosmico delle galassie. Così insceno la notte con braci impostando la voce:"Di certo non tu, disillusa, che ti dici riccio all'abbraccio resterai chiusa: carne universale ti aprirai fragranza" ... Intanto rigiro castagne sogno non-sogno intrecciantisi membra scoppiettanti ceppi stellanti.
27/11/2016 woodenship
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