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Ceppi stellanti

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Tosto insceno la notte ed imposto la voce:

"Di certo non tu

che ti dici riccio..."

Affumicato canticchio che rigiro castagne

annuncuando un cambio:"Braci

per il tuo corpo appetibile

polpa da sfarinare sul palato.

L'anima già la bevo dagli occhi

incandescente brusta fumante crosta."

Perciò ti chiedo

chi resista al pungere dei tuoi aculei

nel ventre molle dell'Ippocampo.

Non lasciare che sia il primo gelo

a dirmelo, tra colpi di tosse, traspirando

vapori dalla bocca, pur io ansante

faccia al cielo, rinsecchita buccia

tarlata di vermi lunari

tosto che s'inscena la notte: onde radianti

nell'universo quantico, si è e non si è

allo stesso tempo e in ogni luogo;

non il destino

e nemmeno la fede o il caos ci guidano

bensì l'apparire-scomparire nostro

prima e dopo le curve spazio-temporali

che più non ci si vede ma ci si sente

presenza: respiro cosmico delle galassie.

Così insceno la notte con braci

impostando la voce:"Di certo

non tu, disillusa, che ti dici riccio

all'abbraccio resterai chiusa:

carne universale ti aprirai

fragranza"

... Intanto rigiro castagne

sogno non-sogno

intrecciantisi membra

scoppiettanti ceppi stellanti.

 

 

27/11/2016 woodenship

 

 

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